[pullquote]…..I tassi bassi sono un argomento particolarmente sensibile in Germania, perché sono visti come un’erosione dei risparmi di milioni di persone che hanno messo da parte il denaro nelle banche in vista della propria pensione…[/pullquote]
Su Reuters una fotografia dei timori tedeschi sull’euro zona, adesso che il corridoio balcanico è chiuso e l’ondata di migranti verso il paese teutonico è in forte diminuzione. Incalzati dalla repentina vittoria di Alternativa per la Germania che ha sfruttato il malcontento per la politica dell’accoglienza nelle ultime elezioni regionali, la Merkel e Schauble stanno spostando il dibattito sulla politica monetaria della BCE che minaccia i risparmiatori tedeschi e sul sud Europa che non vuole proseguire con l’austerità. “A causa loro ci sarà una nuova crisi e l’euro andrà in pezzi”, avvertono (o preparano?) il pubblico tedesco. Pare avverarsi la previsione del prof. Bagnai: i politici del nord Europa daranno la colpa del fallimento dell’euro ai paesi del Sud (e viceversa), aggiungendo risentimento e risentimento.
Dalla scorsa estate, l’afflusso di centinaia di migliaia di profughi dal Medio Oriente lacerato dalla guerra ha messo in ombra tutto il resto, dominando il dibattito politico a Berlino e le prime pagine dei giornali tedeschi.
Ma nelle ultime settimane c’è stato un cambiamento. Con l’ondata dei migranti in ingresso che sta rallentando fino a diventare uno sgocciolio, è tornata l’angoscia per l’unione monetaria in sofferenza da lungo tempo – ed è tornata con violenza.
“Si sta preparando una tempesta”, ha avvertito questa settimana un editoriale del quotidiano di sinistra Sueddeutsche Zeitung. “A volte il destino di un popolo è deciso nei momenti meno drammatici. Questo è ciò che sta accadendo adesso all’unione monetaria europea.”
La rinnovata attenzione per la zona euro è legata ad una serie di sviluppi distinti ma interconnessi che hanno approfondito il senso di ansia nel sistema politico e mediatico della Germania. Questi sviluppi includono l’abbandono dell’austerità in Europa meridionale, le politiche di allentamento monetario della Banca Centrale Europea e le recenti modifiche al panorama politico tedesco.
Un mese fa, Alternativa per la Germania (AfD), un partito populista di destra che aveva inveito contro la politica della porta aperta ai profughi della Cancelliere Angela Merkel, è repentinamente entrato in tre parlamenti statali, scioccando i partiti storici e costringendoli ad un ripensamento strategico. I conservatori della Merkel sono usciti da questa discussione convinti di dover fare tutto quanto in loro potere per allontanare il dibattito interno dai rifugiati, hanno detto alcuni funzionari a Reuters.
Da allora, i leader di partito, guidati dal ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, hanno intensificato i loro attacchi verbali sulle politiche a basso tasso di interesse della BCE. Il loro timore è che AfD, fondato tre anni fa come partito anti-euro, possa impadronirsi anche di questo tema nella corsa per le prossime elezioni politiche del 2017. Un leader di alto livello della coalizione ha descritto il dibattito sui tassi come “il prossimo grande argomento per AfD”.
I tassi bassi sono un argomento particolarmente sensibile in Germania, perché sono visti come un’erosione dei risparmi di milioni di persone che hanno messo da parte il denaro nelle banche in vista della propria pensione. AfD si è affrettato a scagliarsi contro il commento del presidente della Bce Mario Draghi il quale il mese scorso ha detto che l’”helicopter money” – in cui una banca centrale passa denaro direttamente ai cittadini della zona euro per sostenere l’inflazione – era un concetto “molto interessante”. [“helicopter money” è un’espressione inventata dal monetarista Milton Friedman per mascherare e distorcere le politiche keynesiane, col significato dispregiativo di “buttare i soldi dall’elicottero”] “Questo momento è un momento propizio per lamentarsi della BCE”, ha riconosciuto questa settimana un alto funzionario vicino alla Merkel.
Stanchezza da riforme
La BCE è sotto tiro per un altro motivo: l’impressione in Germania è che le sue politiche di allentamento monetario abbiano diminuito la pressione sui paesi del Sud Europa a riformare le loro economie e ridurre i livelli di debito ancora alti e i deficit. Berlino quest’anno ha osservato con orrore un paese dopo l’altro della zona euro segnalare l’abbandono del percorso di risanamento sul quale la Merkel e Schaeuble hanno insistito al culmine della crisi dell’euro.
In Portogallo, un nuovo governo socialista sostenuto in parlamento da alleati di estrema sinistra il mese scorso ha annunciato piani per alzare il salario minimo del 20 per cento, tagliare l’imposta sul valore aggiunto ai ristoranti per la bellezza di 10 punti percentuali e reintrodurre quattro giorni festivi.
I tentativi da parte del governo francese di riformare il mercato del lavoro sono addirittura in fase di stallo di fronte alle proteste. E sia l’Italia che la Spagna hanno segnalato che hanno poco interesse ad ascoltare l’Unione Europea sulla riduzione dei loro deficit.
Nel frattempo, la frustrazione tedesca per la Grecia sta ribollendo di nuovo poiché i colloqui di riforma tra Atene e i suoi creditori si stanno trascinando. Questa settimana il direttore tedesco del fondo di salvataggio della zona euro, Klaus Regling, normalmente riservato, si è lamentato che l’andamento delle riforme in Grecia è il peggiore di tutta l’Europa [cosa che sappiamo essere una falsità, come ampiamente documentato qui e qui].
I giornali tedeschi sono stati pieni di grafici che mostrano l’aumento dei livelli di debito in tutto la periferia meridionale della zona euro. La Germania e i suoi partner della zona euro dominano ancora la Grecia, che ha bisogno di fondi dal suo terzo piano di salvataggio per pagare i suoi debiti ed evitare il fallimento.
Ma Berlino inizia a rendersi conto che la sua influenza sugli altri paesi, quelli che non sono mai entrati in un piano di salvataggio o che ne sono già usciti, è limitata. Anche se è ancora forte in casa, la Merkel è uscita indebolita in Europa dalla crisi dei rifugiati. E agli occhi di molti dei suoi partner, la Germania non gode più della superiorità morale sulle questioni economiche.
Nel momento in cui la zona euro sta mettendo pressione sulla Grecia per fare risparmi sulle pensioni, la coalizione della Merkel sta considerando riforme che incanalano più soldi verso gli anziani – un’altra misura, a quanto pare, progettata per contrastare l’ascesa di AfD. Il braccio di ferro con l’Europa meridionale e con la BCE, che ha ormai poche o nessuna freccia nella faretra, va avanti.
“Se l’Europa meridionale continua così l’euro scivolerà in una nuova crisi”, avvertiva l’editoriale del Sueddeutsche. “E questa volta le casse saranno così vuote e i meccanismi di difesa così deboli che l’euro potrebbe essere completamente spazzato via.”