Monti ha salvato il paese

 
A novembre del 2011 in Italia è stato “rimosso” un premier democraticamente eletto. Un (ex) premier verso il quale non nutro nessuna particolare simpatia e a cui attribuisco buona parte della responsabilità del declino di un paese meraviglioso. Uso le virgolette perché l’allora Premier, che poi era Silvio Berlusconi, ufficialmente si è dimesso, il 12 novembre 2011, una data storica.

Tre giorni prima, il 9 novembre 2011, lo spread, di cui fino ad allora quasi nessuno aveva sentito parlare, dopo essere salito continuamente nelle settimane precedenti, toccò il suo top storico chiudendo a 552 (dopo aver raggiunto 574).
La stampa internazionale, in particolare quella europea, attribuisce l’impennata dello spread alla scarsa credibilità internazionale di Berlusconi, il quale a casa sua organizza festini con escort, pare addirittura minorenni, frequenta Putin, fa cucù alla Merkel ed altro.
 
L’attacco, mostruoso, era partito, molti mesi prima da tutti i fronti ed era culminato quando Berlusconi finì sulle pagine del Times di Londra che lo definì “Clown” e “Buffone sciovinista” fino ad arrivare sulle pagine dell’ambitissimo TIME, dove l’Italia venne definita Berlusconistan. Il Sole 24 ore il 10 novembre titola: FATE PRESTO (a cacciare Berlusconi, si intende)
Due giorni dopo Berlusconi sale al colle e si dimette. Ripercorriamo le tappe che portarono a questa “sua” decisione.
 
Il 5 agosto del 2011 il Governo italiano riceve la famosa lettera della BCE, contenente la richiesta di misure che definire pinochettiane è un eufemismo.
 
C’era da fare macelleria sociale e, come scrisse una persona a me molto cara, gli schizzi di sangue si notano meno su un grembiulino rosso.
 
Fu così che Berlusconi, dopo aver risposto a Draghi e Trichet “Tranquilli, abbiamo sempre onorato i nostri impegni” aveva due possibilità:
  • Suicidarsi politicamente
  • Dimettersi
 
Naturalmente si dimise e, per amore di verità, lo fece anche e soprattutto per difendere i propri interessi. Nelle ore precedenti, infatti, il titolo Mediaset subì un tracollo spaventoso.
 
Ricapitolando: l’Italia era sull’orlo della bancarotta. Berlusconi con i suoi comportamenti aveva distrutto la credibilità del paese. Il 9 novembre, l’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nomina Mario Monti Senatore a vita e il 16 novembre Mario Monti presta giuramento come Presidente del Consiglio.
 
La stampa italiana, all’unisono, accoglie il Professor Monti come un dio sceso in terra, tornato appositamente per salvare il paese dal baratro verso cui il Governo Berlusconi IV lo stava spingendo.
L’Unità titola “LA LIBERAZIONE”
Il governo Monti ottiene la fiducia con l’appoggio di quasi tutto il parlamento
Super Mario incomincia la sua opera di “risanamento dei conti pubblici”, opera fatta di tasse, tagli, aumenti di benzina e imposte, e sacrifici di ogni genere che gli italiani devono sopportare per evitare il peggio, la catastrofe, il terzo mondo ad un passo. Indimenticabile il pianto di Elsa Fornero all’annuncio della “riforma” delle pensioni.
Una riforma lacrime e sangue. Lei ci ha messo le lacrime. Gli italiani il sangue.
The Economist definì l’azione del governo di Mario Monti «impressionante» e aggiunse «in tre mesi ha salvato l’Italia dalla catastrofe».
La rivista ritrae Monti in toga che raddrizza una colonna sulla cui cima oscilla, pericolosamente, l’Italia.
 
Insomma, Monti ha salvato il paese.
 
Perfetto. Fin qui abbiamo visto la narrazione dei fatti, a reti unificate.
Ora vediamo come sono davvero andate le cose.           Ops!
La vedete l’Italia come riparte? Come dite? No? Ma sì, dai, guardate bene!
Nel 2008 c’è stato il crac della Lehman Brothers che ha avuto conseguenze devastanti per tutte le economie principali. L’Italia, come gli altri paesi, prese una cantonata pazzesca, ma il grafico mostra, che seppur con molta fatica, stava risalendo la china. Poi, sono arrivate la lettera della BCE e subito dopo è arrivato Mario Monti a “salvarla” dal default dietro l’angolo.
(Le due frecce che vedete indicano l’inizio e la fine del Governo Monti)
Alessandro, dai, però mostraci gli altri fondamentali economici del paese. Sicuramente sono migliorati.
E va bene.
Quando Silvio Berlusconi si dimette abbiamo:
• Disoccupazione all’8,6% (ISTAT)
• Disoccupazione giovanile al 30.1% (ISTAT)
• Rapporto Debito/PIL al 116% circa
• Tasso di crescita del PIL dello 0,4%
Mario Monti si dimette il 21/12/2012, ma resta in carica fino al 28/04/2013
L’Italia ce l’ha riconsegnata così:
• Disoccupazione dall’8,6% va al 12% circa (ISTAT)
• Disoccupazione giovanile dal 30.1% sfiora il 40% (ISTAT)
Rapporto Debito/PIL dal 116% circa va al % 131%
Tasso di crescita del PIL dal + 0,4% va a – 2.4%.
Un salvataggio in piena regola, no?
A questo punto, se non siete totalmente obnubilati dalla propaganda, la domanda dovrebbe nascere spontanea: ma che cosa è successo?
E la risposta è questa: è successo che le politiche imposte da Monti hanno distrutto la domanda interna col solo scopo di ripianare la bilancia commerciale squilibrata dall’euro. (squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro – squilibrata dall’euro)
In questo senso l’austerità funziona. L’Italia compra prodotti tedeschi perché l’euro li rende convenienti e l’unico modo (restando nell’euro) per far sì che l’italiano la smetta di acquistare prodotti tedeschi è fare in modo che la smetta di acquistare prodotti. Come? Così:
In questa intervista alla CNN l’allora Premier Mario Monti dichiara:
Nessun media italiano ha riportato questa intervista.

Il punto è questo: l’Italia a un passo dal default è una gigantesca fregnaccia e a dirlo non sono io: lo certifica la Commissione Europea nel suo “Fiscal Sustainability Report”.
L’Italia non aveva nessun problema di liquidità a breve, vedi grafico:
E nel lungo periodo era l’unico paese sotto il livello di guardia.
La realtà è che Mario Monti non è stato messo lì per salvare il paese, ma per salvare i creditori esteri.
Questa Chart de Il Sole 24 ore ci mostra inequivocabilmente cosa è successo.
Quando Francia e Germania hanno capito che la Grecia non avrebbe mai potuto restituire il denaro che le proprie banche le avevano prestato, c’è stato un colossale trasferimento di crediti dal bilancio delle banche a quello degli stati.
E chi si è accollato il conto? Indovinate un po’? Risposta esatta! Noi.
Eravamo messi così male e a un passo dal default che abbiamo tirato fuori una cinquantina di miliardi.
A questo punto alle vittime del frame resta solo una cartuccia che è quella dello spread: “Ok, Alessandro, forse è andata proprio così, ma che Monti abbia fatto calare lo spread è un fatto. E grazie a Monti abbiamo risparmiato un sacco di interessi sui titoli di Stato”.
Aiutiamoci con un bel grafico:
Da luglio/agosto 2011 lo spread sale, sale, sale e raggiunge il top storico di 552 punti del 9 novembre (giorno in cui il Professor Monti viene nominato senatore a vita). Lo spread oscilla ma resta sempre altissimo, poi scende, poi risale quasi ai livelli del 9 novembre e poi dal 2012 comincia a scendere, fino a 278 punti.

Accidenti, è vero. Non appena Monti diventa Presidente del Consiglio lo spread cala vistosamente.
Ma… ma… scusate un attimo. Spostate l’occhio un po’ a destra, a luglio 2012.
Sorpresa! 537 punti!
Ma… ma… Ma lo spread non era a 500 perché Berlusconi era un buffone sciovinista frequentatore di mignotte e minorenni?
Che sarà successo? L’impeccabile Professor Monti ha spedito un sms alla Merkel con scritto “Non è vero che sei una culona, sei solo un po’ rotondetta, ma a me piaci così”!?
Insomma, lo spread è tornato ai livelli di quando c’era lo scandaloso Berlusconi, eppure al Governo c’è il Professore in Loden. Non sarà che forse il debito non c’entra nulla e la credibilità fa parte della “narrazione” di cui vi parlavo prima?
Aiutiamoci con un altro grafico sullo spread ma con degli appunti ed una foto.
Ed eccolo lì. Il vero Mario che ha il potere di fermare lo spread.
Lo spread scende una prima volta quando la BCE acquista titoli di stato, scende dal top storico quando Draghi, a dicembre 2012, lancia l’operazione LTRO e poi scende definitivamente e gratis quando Draghi, stanco della speculazione sull’euro, dichiara: “whatever it takes’ to preserve the euro
 
Pertanto, l’Italia a un passo dal default è una balla gigantesca, non c’era nessuna necessità né del governo Monti né delle sue oscene riforme che hanno distrutto un paese, causando fallimenti di aziende storiche e suicidi. Riforme che sono state fatte per salvare l’euro e le banche tedeschi e francesi.
 
Punto e basta. O, non basta. Perché ancora oggi, dopo sette anni, questa enorme balla che ha condizionato tutta l’economia italiana e continua a condizionarla, gira spesso in TV, anche se la musica sta cambiando.
E grazie all’onorevole Marco Zanni ho potuto smontarla direttamente al Parlamento Europeo, in un convegno da lui organizzato (qui il video)
 
Nella prossima puntata vi parlerò di un film già visto. Stay tuned.
 
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Questo articolo è uscito nel 2015 sul blog che allora gestivo sulla piattaforma de Il Giornale. L’articolo ottenne un numero di letture e condivisioni impressionante. Qualche mese dopo, per motivi personali decisi di chiudere il blog. Non immaginavo, però, che questa mia decisione, portasse la redazione del giornale ad eliminare i contributi fino ad allora postati.
Poiché da allora sono più o meno quotidiani i messaggi di persone che mi chiedono “Alessandro, dove posso trovare i tuoi articoli?”, ho deciso di sfruttare la mia pagina Facebook come archivio.
 

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