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Ma chi è “la Rete” ?

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Favia“Se la Rete ha reagito così, vuol dire che Grillo aveva ragione”. Bene, siamo alla prova del nove della cosiddetta “democrazia diretta del Web”. Andrea Defranceschi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, il partito di Beppe Grillo, è stato “sfiduciato” e di fatto invitato a dimettersi dal guru, con un messaggio sul suo blog personale, perché ha espresso un’opinione ritenuta difforme dai programmi e dalla linea politica del partito. Può anche essere, ma ritenuta da chi?

Chi decide, nel Movimento 5 Stelle, se un rappresentante eletto segue o no il programma? Per il suo collega consigliere Giovanni Favia, che pure ha cercato di rimediare, è molto chiaro come si prendono queste decisioni dalle sue parti: “Se la Rete ha reagito così, vuol dire che Grillo aveva ragione”.

Traduco: Defranceschi, eletto consigliere regionale con un metodo sicuramente democratico, le urne delle elezioni amministrative, viene sfiduciato da un po’ di messaggi che piovono “dalla Rete”, cioè arrivano su un blog che solo il gestore del blog controlla, scritti da militanti o forse no; dei quali si fa interprete l’autorità di un leader carismatico che nessuno ha eletto a nessuna carica.

Di decisioni prese dall’alto, da un leader vuoi carismatico vuoi proprietario, la politica italiana è piena. Ma le decisioni prese “dalla Rete” avrebbero dovuto essere, almeno erano state presentate come la novità rivoluzionaria, la nuova democrazia a prova di bomba scoperta dal movimento su cui Grillo ha messo la sua faccia.

Ma chi cavolo è “la Rete”? Dire che “la Rete ha reagito così” equivale a dire che “il telefono ha reagito male”. Io sto con Eduardo De Filippo. Quando gli telefonò un giorno “la televisione” rispose “aspetti che le passo il frigorifero”.

Come prende decisioni “la Rete”? Si è forse votato, “in Rete”, per capire se l’opinione di Defranceschi è più condivisa o più contestata? E chi vota, “in Rete”? E chi verifica se chi vota ha il diritto di farlo? Vota chiunque abbia un accesso a Internet? E se non si vota, chi conta, chi valuta, chi intepreta le “reazioni della Rete”? Chi le trasforma in decisioni politiche, in censure politiche, in sfiducie politiche? Basta che un mazzetto di persone di cui si sa poco o nulla sedute davanti a uno schermo mandi qualche messaggio infuriato per dire che “la Rete ha reagito male”? Posso allora decidere anch’io di sfiduciare Defranceschi, che non ho votato? Posso magari mettere assieme un centinaio di amici, nessuno dei quali ha votato Defranceschi e magari ha votato un partito che gli è avverso, per scatenare una campagna di “reazioni in Rete” contro di lui?

Questo bizzarro modo di affidare l’opinione di un’organizzazione politica a un magma inverificabile di “reazioni”, e cioè in sostanza a chi alza più la voce o meglio a chi ha il potere di interpretare le voci, per poi imporre questa presunta “reazione della Rete” con l’autorità indiscussa di un leader carismatico, mi pare perfino peggio, come pretesto per prendere decisioni politiche al di fuori di ogni garanzia e controllo, dei finti sondaggi di Berlusconi.

“Usiamo la Rete troppo e male”, ammette Favia, che non è uno stupido, intervistato da Beppe Persichella di Repubblica. Bene, tirate qualche conseguenza da quell’ideologico pericoloso tecno-entusiasmo, prima di farvene travolgere.

La foto: il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Giovanni Favia.

http://smargiassi.blogautore.repubblica.it/2012/01/03/ma-chi-e-la-rete/