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L’esercito europeo di riserva

Il primo punto è il contenimento dei salari. È fondamentale che livello dei salari sia basso per mantenere competitivo il sistema produttivo. L’esigenza di essere più competitivi e di tirare un po’ tutti la cinghia in tempi di crisi sono le giustificazioni tipiche per far accettare questo contenimento. Come ben sappiamo questa esigenza diventa più pressante quando non si dispone del meccanismo del tasso di cambio. In altre parole, col cambio fisso il salario deve diventare flessibile… <<<leggi>>>

L’esercito europeo di riserva

Un paese non è un azienda

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KrugmanPAESE02.inddDi recente Garzanti ha pubblicato in italiano un saggio dell’economista Paul Krugman dal titolo Un paese non è un’azienda. Il premio nobel spiega perché i governi occidentali che negli ultimi anni si sono affidati a grandi manager d’azienda hanno conseguito risultati non esaltanti, in particolare censura il fatto che molti governi nell’illusione di aumentare le esportazioni abbiano distrutto la domanda interna. Lo scritto è di allarmante attualità, sembra il racconto della storia recente dell’Italia governata dall’imprenditore Berlusconi o della Germania di Schroder e Merkel, ma è stato pubblicato quasi vent’anni fa.

Krugman esordisce dicendo che le competenze che servono per governare un paese sono ben diverse da quelle che ha un imprenditore vincente. Se questi si è concentrato necessariamente sull’economia aziendale, per governare l’economia di un paese servono altre competenze. Capita spesso che un grande manager, una volta entrato in politica, considera la gestione delle cosa pubblica prima del suo avvento un unico grande spreco e ritiene che uno Stato per funzionare debba solo mirare all’efficienza di un’azienda.

Uno Stato è molto più grande e molto più complesso di qualsiasi impresa. Un management illuminato può, in un orizzonte di tempo limitato, raddoppiare il fatturato di un’azienda; per un paese una crescita delle esportazioni dell’1 o del 2% nel medio periodo è un risultato considerevole dietro al quale si nascondono dinamiche particolarmente complesse. In termini più analitici è possibile affermare che in uno Stato ad ogni scelta di politica economica corrispondono oltre che effetti diretti, anche effetti indiretti.

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Un paese non è un’azienda

Fateskifen! (almeno, secondo la percezione di mio cuggino)

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E poi, come nella famosa barzelletta che tratta dell’inferno tedesco e quello napoletano, anche le corruzioni non sono tutte uguali. Così capita di scoprire che la Germania non ha ratificato due trattati internazionali (l’United Nations Convention Against Corruption e la Criminal Law Convention on Corruption), che sono stati firmati da più di 160 nazioni e dall’Unione Europa (il famoso europeismo con le altrui terga), poiché la legislazione vigente nel paese è considerata piuttosto indulgente, per gli standard internazionali. specialmente  per ciò che riguarda la corruzione della classe politica… <<<leggi>>>

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/17/corruzione-fateskifen-almeno-percezione-mio-cuggino/1278659/

Hartz ammette di avere corrotto i sindacalisti Vw ed evita 10 anni di carcere

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Se la dovrebbe cavare con 300 mila euro di multa e una mite condanna a due anni sospesa l’ex top manager di Volkswagen Peter Hartz, 65 anni, architetto della più grande riforma del lavoro del dopoguerra, ma anche del più incredibile scandalo che abbia coinvolto la prima casa costruttrice di automobili in Europa: circa 2 milioni e mezzo in bustarelle e prostitute, viaggi in Brasile compresi… <<<leggi>>>

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2007/01/Hartz_Volkswagen_18gen.shtml?refresh_ce=1