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Il MoVimento 5 Stelle è un “wannabee” della democrazia (diretta)

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Questo articolo comparve dopo le elezioni amministrative del 2011 nel sito www.spiritocritico.it (oggi non più visibile) a cura di Duccio Armenise; ingegnere, milanese, al tempo seguiva parecchie cose che avevano a che fare con la Democrazia Diretta, sostenitore, insieme ad altri, dell’allora Partito della (o per la) Democrazia Diretta, qualcosa di simile alla Lista Partecipata. Al tempo c’era molto fermento per la “DD”.

 

Scriveva: Oggi un po’ per scrupolo un po’ per curiosità mi sono andato a rileggere bene il “non statuto” della “non associazione” denominata “MoVimento 5 Stelle – beppegrillo.it“.

Questa voglia di farmi del male (leggi: di muovere una critica costruttiva al movimento in questione) mi è venuta dopo aver letto un articolo di Pino Strano circa l’errore che consiste nel pensare di risolvere il problema politico ripudiando a priori i partiti in quanto tali. Fallacia logica della quale è gravemente affetto il MoVimento 5 Stelle (M5S per gli amici, di Beppe Grillo).

A parte che il ragionamento è proprio infantile: i partiti sono brutti e cattivi? Perfetto: si risolve facendo un “non partito”, una “non associazione” con un “non statuto”… La prima parte del ragionamento si chiama “induzione” e secondo Bertrand Russell (1872-1970), uno dei più grandi logici contemporanei, è tipico di bambini e animali.

L’induzione è un procedimento che consiste nel prendere a esempio singoli casi particolari per cercare di ricavarne una legge universale. I primi due partiti italiani non sono democratici? Allora i partiti in generale non sono democratici.

Bertrand Russell osservò, con classico humour inglese, che pure il tacchino americano, che il contadino nutre con regolarità tutti i giorni, se adotta un metodo induttivo può arrivare a prevedere che anche domani sarà nutrito ma “domani” è il giorno del Ringraziamento e l’unico che mangerà sarà l’allevatore (a spese del tacchino)! Questa fu la celebre obiezione del tacchino induttivista.

La seconda parte del ragionamento si chiama invece, semplicemente, voler fare lo struzzo nascondendo la testa sotto tutta una serie di “non”, proprio per non definire quello che si è: un’associazione con finalità politiche, ergo, un partito.

Notoria è anche la “fase del no” che attraversano tutti i bambini nel corso del loro sviluppo psicologico, evidentemente alcuni non ne escono mai…

Ma torniamo alla democraticità dell’M5S.

La visione che se ne trae, leggendone le gesta rilevanti dal punto di vista democratico e mettendole a confronto col suo “non statuto”, è quella di un movimento che pretende di dirsi a “democrazia diretta“, e che in tal senso si sta anche adoperando in modo talvolta degno di nota, che però di democratico, al proprio interno, non ha nulla più del desiderio. Nulla più della volontà di alcuni membri di provare ad applicare grossolanamente il metodo dd (democrazia diretta).

L’M5S è un wannabee della democrazia. Vediamo perché.

Innanzitutto è utile esplicitare quali sono i requisiti minimi che un’associazione debba possedere affinché possa dirsi democratica (diretta):

  1. Deve contenere, in un documento ufficiale, la dichiarazione di voler adottare il metodo dd per la propria gestione interna;
  2. Deve contenere, in un documento ufficiale, la definizione della democrazia diretta così come sarà accettata al proprio interno;
  3. Deve contenere un documento ufficiale che definisca il livello di approssimazione con cui la democrazia diretta è applicata, motivando ogni inevitabile scostamento con le relative motivazioni tecniche.

Un’altra condizione fondamentale è implicite, oltre che probabilmente ovvia, ma è bene esplicitarla lo stesso:

  • L’associazione e ogni sua risorsa (con particolare riferimento a quelle più importanti/strategiche) devono appartenere ed essere sotto il diretto controllo dei suoi membri.

C’è anche una prova, di carattere oggettivo, che consente di verificare se una data associazione (ma vale anche per uno Stato) sia effettivamente democratico (diretto), trattasi della soglia minima:

  • I membri dell’associazione devono poter modificare anche sostanzialmente le regole fondamentali dell’associazione stessa agendo secondo gli strumenti messi loro a disposizione.

Ora confrontiamo queste caratteristiche con le peculiarità del MoVimento 5 Stelle, definite nel suo non statuto (o regolamento), qui:

Art.1 Natura e Sede:

[…]La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it.[…]

Art.3 Contrassegno (il Simbolo)

Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.

Ricapitolando:

  • Il MoVimento 5 Stelle e relativo simbolo sono di proprietà di Beppe Grillo e dell’azienda Casaleggio Associati (essendo quest’ultima la detentrice dei credits del sito beppegrillo.it che coincide con la “sede” del MoVimento 5 Stelle).
  • Nessuno dei documenti minimi fondamentali risulta reperibile.

I membri del MoVimento 5 Stelle

  • non possono disporre del simbolo del movimento di cui fanno parte senza l’autorizzazione di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso;
  • non possono disporre autonomamente della risorsa comune più importante, che è il sito di beppegrillo.it;
  • non sono “equipotenti” (o “tutti uguali”), nel senso che nessuno di loro ha un potere all’interno del movimento paragonabile a quello di Beppe Grillo;
  • non possono prendere decisioni a maggioranza, che poi diventino operative, circa le caratteristiche più importanti del Movimento, quelle, cioè, che ne definiscono l’identità;
  • non possono modificare in alcun modo il regolamento del Movimento né le sue finalità (le famose 5 stelle del programma);
  • non possono nemmeno conoscere quale sia la definizione di “democrazia diretta” comunemente accettata all’interno del Movimento.

Il MoVimento 5 Stelle, a prescindere dalla sua auto “non definizione” è, in ultima analisi, un’associazione con finalità politiche, cioè un partito politico a tutti gli effetti (infatti si presenta alle elezioni politiche assieme a tutti gli altri partiti), di proprietà esclusiva di Beppe Grillo, con un programma politico in alcun modo modificabile dai propri membri, se non da Beppe Grillo stesso.

I membri del MoVimento 5 Stelle possono invece, e lo fanno, parlare di quanto importante sia la democrazia (diretta) per uscire dall’attuale pantano istituzionale e di quanto bello sarebbe applicarla per davvero.

La speranza è che sempre più persone, facendo esperienza di questo desiderio, si rendano conto di quanto esso sia disatteso all’interno del MoVimento 5 Stelle e si adoperino per migliorare la situazione. Dentro e fuori dal grillo-contesto.

Duccio Armenise                www.spiritocritico.it

**Wannabe (wannabee) si pronuncia uonabì ed è un vocabolo inglese, utilizzato sia come sostantivo che come aggettivo, originato dalla contrazione di want to be (voler essere).