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Per una logica comprensione dei post, è preferibile leggere, per primi, gli articoli più datati.

Lascio il Movimento 5 Stelle

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Correva l’anno 2010 e correvano anche i mal di pancia. Il seguente posto era pubblicato a questo indirizzo ora non più esistente:

http://www.bolognacittalibera.org/profiles/blogs/lascio-il-movimento-5-stelle?xg_source=facebookshare

Scriveva Monica Fontanelli: alle scorse elezioni comunali di Bologna e alle regionali ho votato il Movimento 5 Stelle. Leggo i post di Grillo da anni, e ho visto nel Movimento una “speranza” per il nostro Paese. La scorsa primavera ho deciso di partecipare attivamente alle riunioni dello stesso. Avevo ovviamente letto il programma nazionale e ne condividevo i contenuti.

Sono insegnante e mi interessano molto quelli inerenti alla scuola. Ci lavoro da quasi 30 anni e la demolizione della scuola pubblica portata avanti dalla Gelmini, la circolare Limina in Emilia Romagna che invitava i dirigenti scolastici ad assumere provvedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti che avessero preso posizioni pubbliche critiche nei confronti della Riforma, la situazione sempre più drammatica del nostro Paese con la crisi economica affrontata con i tagli allo Stato sociale, hanno suscitato in me la necessità di assumere un impegno civile diretto.

Entrata nel Movimento ho organizzato il gruppo scuola, ho partecipato alle manifestazioni di protesta contro la riforma, convinta che il Movimento ne condividesse i contenuti. Come gruppo scuola, del quale ero la coordinatrice, abbiamo presentato un documento nel quale è stata analizzata l’attuale situazione della scuola pubblica e si chiedeva al Movimento di assumere una posizione chiara rispetto alla politica scolastica del Governo. Pochi e chiari principi: difesa della Scuola pubblica e conseguente NO alla riforma, laicità dello Stato e richiesta di abolire i finanziamenti alla scuola privata.

Abbiamo chiesto al Movimento di approvarlo. Non è stato possibile. La risposta del Movimento è stata l’ostracismo. Di scuola non se ne parla o, se si è costretti a farlo, comunque non si assume una posizione, perché all’interno del Movimento le posizioni sono diverse, inconciliabili e, per non allontanare nessuno, meglio far “finta di niente”, meglio discutere di cose più semplici. Il Movimento nei fatti non assume alcuna posizione sulla riforma della scuola, come non ne assume su moltissimi argomenti che riguardano il “sociale” e le politiche economiche di chi ci governa.

Poco per volta mi sono resa conto che il Movimento non è ciò che viene descritto da Beppe Grillo: il programma nazionale e lo stesso nome di Beppe servono solo come “specchietto per le allodole”, per attirare i voti di chi non ne può più dell’attuale classe politica, dei suoi privilegi e della sua incapacità di dare risposte credibili ai problemi del Paese. Il Movimento è eterogeneo, composto da persone che cavalcano la tigre della protesta e che affrontano solo argomenti “facili” sui quali convergere.

Quando si parla di piste ciclabili, o di spazi verdi nella città, o di diminuzione dei costi della politica, di raccolta differenziata, di nucleare. è facile trovare una convergenza di idee e di proposte. Diverso invece è assumere posizioni politiche rispetto alla riforma Gelmini, al finanziamento alla scuola privata, alla laicità dello Stato, ai diritti delle coppie di fatto, alla legge 194 sull’aborto, al problema ormai drammatico della casa, del precariato, all’accordo di Pomigliano, che non è un fatto isolato nel Paese, ma rappresenta il tentativo di togliere sempre più tutele ai lavoratori in tutto il Paese.

Su queste e altre problematiche il Movimento non è in grado di prendere una posizione, perché al suo interno ci sono persone con idee spesso contrapposte: vi sono conservatori e “orfani della sinistra”, laici e cattolici integralisti, uniti nella “protesta”, nei facili luoghi comuni, ma incapaci di avere un progetto realistico e coerente di più ampio respiro. Uno dei loro motti preferiti è che non sono un partito, non sono una casta. A mio modo di vedere sono molto peggio: “uno vale uno” è in realtà solo uno slogan.

Nelle assemblee si decidono solo alcuni aspetti, per lo più organizzativi, per il resto c’è un’oligarchia che decide per tutti: sono gli eletti e i loro stretti collaboratori. In questi mesi trascorsi nel gruppo l’assemblea non ha deciso nulla di rilevante dal punto di vista politico. Sono gli eletti Favia e De Franceschi che assumono in totale autonomia qualsiasi decisione politica a nome del Movimento. Quando ho chiesto di discutere in assemblea di alcune problematiche, come il finanziamento dato alla fine di luglio dalla Commissaria Cancellieri alle scuole private a Bologna, l’adesione alla manifestazione in difesa della scuola pubblica indetta a Reggio Emilia il nove ottobre scorso, la discussione sull’eventuale nomina alla presidenza della Commissione Pari Opportunità in Regione di Silvia Noè, l’accordo di Pomigliano e la necessità di assumere una posizione politica in difesa dei lavoratori, non ho mai ricevuto risposta.

Formalmente non rispondono, lasciano decadere, non ne parlano, così possono fingere di essere tutti d’accordo, così possono coesistere nel movimento posizioni spesso contrapposte, intanto gli “eletti” decidono per tutti, perché loro sono i “portavoce” del Movimento. Bell’esempio di democrazia! Ieri sera l’ultima “farsa”: i Consiglieri Regionali in assemblea pubblica hanno presentato un bilancio politico ed economico dei primi sei mesi in Regione, hanno “rimesso il proprio mandato nelle mani dei cittadini”, quindi c’è stata una votazione al fine di confermare o meno la “fiducia” a Favia e a De Franceschi.

Nessuna possibilità di porre domande ai Consiglieri, di discutere veramente su ciò che è stato o non è stato fatto. Una votazione plebiscitaria, ad alzata di mano, nella peggiore tradizione dei peggiori partiti. Uno “spot di propaganda”, non uno strumento di democrazia, una “trasparenza” di facciata. Un’autoesaltazione del proprio operato e una continua denigrazione di ciò che fanno “tutti gli altri”, questo è stato, in una povertà di contenuti e progetti reali davvero impressionante.

Stupefacente scoprire, tra l’altro, che il denaro proveniente dagli stipendi regionali dei Consiglieri (l’Assemblea ha deciso per loro un compenso di 2500 euro mensili ) non viene gestito dal Movimento stesso, ma dai Consiglieri che trattengono l’importo dovuto nei loro conti correnti personali! E questo sarebbe un approccio nuovo alla politica?

Per non parlare della chiusura totale che mostrano rispetto a tutte le altre realtà culturali presenti a Bologna. Nessun confronto e nessuna alleanza, questo a prescindere da possibili convergenze, perché solo loro sono portatori della “verità” grillina. Intanto, per le prossime comunali questo Movimento così aperto alla società civile, così diverso dagli altri partiti avrà un candidato sindaco alle prossime amministrative autocandidatosi e scelto da chi? Dagli elettori che lo indicano in base ad un programma?

No, scelto nel chiuso dell’assemblea degli attivi, e solo da chi risulta essere attivo alla data del 30 settembre 2010, scelto quindi da poche persone nella peggior tradizione dei partiti. Criticano i partiti, non accorgendosi però di essere ancor peggio degli stessi, perché non vi è alcuna reale democrazia all’interno.

E chi “osa” far presente certe incoerenze viene visto immediatamente come un “nemico”, qualcuno da isolare. E così vanno avanti senza prendere mai alcuna posizione chiara, convinti come sono che tanto saranno premiati elettoralmente in ogni caso: gli elettori voteranno sulla base di quello che dice a livello nazionale Grillo, il voto di protesta continuerà ad esserci e solo questo conta.

Far credere che vi sia un programma nazionale condiviso, far credere che il movimento rappresenti una novità, una possibilità di riscatto del Paese, parlare alla “pancia” delle persone, glissare su tematiche qualificanti perché una posizione chiara allontanerebbe qualcuno: l’importante è prendere voti da tutti, da destra e da sinistra perché loro sono “sopra” volano “alti”. Parole prive di un reale significato, solo vuoti slogan di propaganda.

Povertà culturale, intellettuale, politica. Inaccettabile quando da movimento di protesta si decide di entrare nelle Istituzioni, si decide di proporsi come forza che deve amministrare le città, le regioni e forse domani il Paese. Per farlo bisogna avere delle idee, occorre avere il coraggio di assumere posizioni politiche, di fare scelte chiare, condivise non solo dagli “eletti” ma dal Movimento intero e soprattutto uscire dalla facile ottica della protesta e degli slogan ad effetto, occorre occuparsi dei problemi reali dei cittadini e prendere posizioni chiare esponendo le proprie idee e cercando di aumentare il consenso per questo più’ che per le invettive contro gli altri.

Per questi motivi lascio il Movimento, per la mancanza totale di democrazia all’interno, per la povertà di contenuti. Lascio il Movimento perché non voglio rendermi complice dell’inganno che stanno perpetuando verso gli elettori: a parole sostengono il programma nazionale di Grillo, nei fatti approfittano del suo carisma per ottenere facili voti di protesta ed iniziare la propria personale “scalata” alle Istituzioni.

Non ci sto. I partiti non mi piacciono, ma il Movimento non è ciò che appare: non c’è democrazia all’interno, non ci sono idee che non siano quelle “facili” e scontate che la stragrande maggioranza delle persone può condividere, non c’è un progetto serio di società, solo slogan.

Un Movimento a parole di tutti, nei fatti solo di pochi.

Altro contributo sul tema del post a questo indirizzo: http://yespolitical.wordpress.com/2011/05/22/analisi-del-voto-a-5-stelle-fra-populismo-e-mandato-imperativo/

Chicca 5 Stelle

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Nel maggio del 2010, dopo le elezioni regionali di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Campania, gli eletti nei Consigli Regionali e nei Comuni più grandi, vennero invitati una giornata alla Casaleggio Associati. Quello che segue è uno scorcio di post che vi furono tra “attivisti” in una delle Regioni dove si votò:

# Maurizio:

“Ciao a tutti, Colgo l’occasione per comunicarvi quanto segue. Sabato Beppe Grillo ed il suo staff hanno organizzato un incontro per i soli eletti a consiglieri comunali e regionali. Visto che ero a Milano per lavoro e visto che D. era impossibilitato ad andare, sono andato io a nome suo per ascoltare quali fossero le linee guida. Ero a fianco di Marco G. e quindi, se riporto qualcosa di errato, lo prego di correggermi. Di seguito gli appunti che ho preso in due orette di incontro (durante le altre due ore ci sono state delle esposizioni di alcune persone circa la loro esperienza di consigliere).

A PARTIRE DAL NON STATUTO 3 PILASTRI INDISCUTIBILI:

  1. NON E’ UN PARTITO e non ci si allea con i partiti. Rif. Art.4: le alleanze omologano il M5S ai partiti. 2. DENARO rif. Art.6: non esistono quote di adesione, né si accetta il finanziamento attraverso i rimborsi elettorali (abbiamo dato un segnale forte e non ci ha seguito nessun partito) 3. INTERMEDIAZIONI Non esistono associazioni “a 5 stelle”, coordinamenti territoriali, tavoli tecnici…

IL NON STATUTO NON E’ OGGETTO DEL DIBATTITO Chi mette in discussione il “Non statuto” non si riconosce nel M5S e come tale non vi fa parte. Associazioni solo per organizzarci meglio per quanto riguarda la burocrazia (richiesta banchetti, fondi, raccolta firme…). Non utilizzare, però, il simbolo del Movimento a 5 stelle.

 

PERCHE’ SIETE STATI ELETTI ?

  • Per FARE POLITICA (su degli obiettivi) e COMUNICARLA ai cittadini
  • La POLITICA è nel fare qualcosa e non definirsi per fare qualcosa (questo si lascia ai Partiti).
  • SE NON COMUNICATE NON ESISTETE
  • SE NON COMUNICATE ATTRAVERSO UN HUB NON ESISTETE (ragionare su come divulgare i progetti)
  • SE NON COMUNICATE, O NON RIUSCITE A COMUNICARE, LE PERSONE PENSERANNO CHE NON STATE FACENDO NULLA.
  • LA COMUNICAZIONE E’ IL CONTENUTO PRIMA DELLA FORMA.
  • LA COMUNICAZIONE E’ ORA, DOMANI E’ TROPPO TARDI (la comunicazione va progettata prima di fare l’azione )
  • UN’AZIONE CHE NON SI PUO’ COMUNICARE E’ INUTILE DAL PUNTO DI VISTA POLITICO.
  • LA COMUNITA’ DEL BLOG E’ LA VOSTRA BASE ELETTORALE

QUESTO E’ QUANTO HO APPRESO. I 3 PUNTI DEL NON STATUTO SONO INDISCUTIBILI PER CUI NON SI POTRANNO CREARE COMITATI, ASSOCIAZIONI CON IL NOME DEL MOVIMENTO E CON IL SIMBOLO DEL MOVIMENTO. IL COMITATO “regionale” DEVE ESSERE: CHIUSO O EVENTUALMENTE TRASFORMATO SIA NEL NOME CHE NEL SIMBOLO. SI UNIFORMERANNO I SIMBOLI UFFICIALI: SCOMPARIRA’ IL SIMBOLO DELLA LISTA CIVICA E RIMARRA’ SOLO IL SIMBOLO DEL MOVIMENTO (QUELLO USATO ALLE REGIONALI).

RIMANE FORTE IL CONCETTO DA SPINGERE “OGNUNO VALE UNO”; PER CUI NON CI SI DOVRA’ STRUTTURARE CON LEADER O SEGRETERIE O QUANT’ALTRO. SI DOVRANNO SFRUTTARE MAGGIORMENTE I CANALI DEL BLOG IN QUANTO QUEST’ULTIMI VERRANNO SPINTI PER CUI DOVREMMO INVESTIRE NEL SITO DEL MOVIMENTO INSERITO NEL BLOG DI BEPPE. DOVREMMO COMUNICARE INIZIATIVE, PROPOSTE… ED IL BLOG S’IMPEGNERA’ A PUBBLICARLE IL PIU’ POSSIBILE. SI CREERANNO ANCHE DEI CANALI VIDEO SPECIFICI.

# Seguono commenti di “Gianni”:

Ciao a tutti, io non c’ero alla riunione di cui parla Maurizio per cui parlo solo presentando la mia opinione. Io non mi sento affatto escluso ed emarginato essendo un candidato non “eletto”, anzi. Mi sento un “eletto” (in senso matrixiano) in quanto ho l’opportunità di fare cose concrete per migliorare questo nostro splendido paese.

Credo che a livello nazionale non ci debba essere alcuna organizzazione associativa o di comitato perché altrimenti c’è l’enorme rischio che si formino le sezioni locali. Questo sarebbe un modello partitico/sindacale che a me fa venire l’orticaria.

Da quello che leggo dalla sintesi che ha fatto Maurizio, non ci sono impedimenti per la creazione di forme giuridiche associative che ci permettano di relazionarci con la pachidermica burocrazia italiana. E’ stato solo detto che il simbolo e il nome “5 stelle” non si possono usare. Ma nessuno ci impedisce di creare una associazione del Veneto che si chiama “demo spassio a la democrasia da de soto”. Il non-statuto poi prevede che tutti i gruppi meetup legati al blog di Beppe possano operare sul territorio nel nome del Movimento 5 stelle.

Non so se interpreto il pensiero di Beppe o se è solo una mia opinione, ma se io vedessi dei politici anche professionisti che realizzano onestamente il programma delle 5 stelle me ne starei volentieri a casa con la morosa. Il fatto di metterci in gioco, di essere attivi sul territorio, per me ha il solo scopo di realizzare le idee che condivido con tutto me stesso che sono contenute nel programma.

Quindi, credo che a livello o regionale o provinciale ci sia la necessità di una minima organizzazione orizzontale per permetterci di comunicare tra noi e con la gente, che ci permetta di espletare pratiche burocratiche come l’occupazione di suolo pubblico per esempio, e dall’altra ci permetta di essere coperti legalmente e solidamente in caso di multe o quant’altro.

Nulla di più. Però mi aspetto che, come era stato detto in una riunione regionale post-elezioni, vengano fuori delle proposte concrete e non solo discussioni sterili e malcontenti.

Innanzitutto è indispensabile decidere come e chi decide. Scusate il giro di parole. Ieri sera è stata illustrata una possibile modalità di conduzione delle riunioni e delle decisioni. Ve la dico in soldoni come la ricordo.

Si convoca una riunione, a cui tutti possono partecipare, indicando un ordine del giorno. All’inizio della riunione ognuno può iscriversi a presentare una proposta. Ogni proposta viene presentata dal rispettivo relatore che ha tempo 3 minuti seguiti da 5 minuti di domande chiarificatrici del resto dell’assemblea.

Alla fine della presentazione delle proposte per ogni punto all’ordine del giorno si vota eliminando le proposte bocciate e tenendo valide le proposte accolte per una seconda discussione, e successivo ballottaggio. Il tutto verbalizzato e reso pubblico magari tramite video.

# Si aggiunge “Giampaolo”:

Scusa Gianni ma non capisco che problema ci sia nel creare delle sezioni locali. Non avere sedi non significa necessariamente non avere delle sezioni locali, che si confrontano via web.

Perché si vogliono cancellare i simboli delle Liste CiViche per favorire il simbolo del MoVimento quando questo non si può utilizzare se non prima delle elezioni?

Perché il MoVimento deve restare un ectoplasma cioè un qualche cosa di inesistente e deve comparire soltanto quando ci sono delle elezioni?

Perché con il voto on-line non si può decidere che simbolo utilizzare e questo viene deciso da una riunione segreta degli eletti alla faccia del non-statuto che dice espressamente:

“Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”.

Dove posso trovare lo scambio di opinioni degli utenti della rete sulla riunione segreta di Sabato? Faccio solo notare a Giordano (che mi ha risposto privatamente) che non è da Sabato , cioè dalla riunione dei consiglieri eletti, che sto chiedendo queste cose.

Ho inserito parecchie idee nel meet-up regionale, e questa in particolare ha visto già oltre 30 voti. L’idea nel meet-up è stata inserita ben prima di questa riunione, pertanto Giordano non sto criticando come dici tu “la linea di Beppe”, sto cercando di far capire a tutti le mie idee e magari tentando di convincere tutti a riprendere e ad inserire nel blog le riunioni,e a ricevere i messaggi dalla rete magari proprio in diretta durante una di queste. Sto cercando di far capire che chiudersi non serve, anzi è controproducente.

Pertanto io andrò avanti a chiedere, a rompere, mi dispiace ma son fatto così, nulla di personale con nessuno.

Maurizio, non mi è ancora chiaro il concetto che riguarda il simbolo, secondo me non si può utilizzare per una raccolta firme di una petizione, anche perché avrebbe poco senso dire “non ci sono strutture ne organi di rappresentanza” e poi dire chiunque degli attivisti iscritti al movimento può utilizzare il simbolo per raccogliere firme per una petizione su un comune tal dei tali…

 

# Maurizio

Vedo di risponderti concretamente. Da sempre esistono associazioni Grilli XYZ con proprio LOGO x organizzare banchetti, eventi etc. Al banchetto poi USI chiaramente il logo del Movimento. Tutto qua, niente di strano. Questo perché il logo del Movimento e’ registrato e per usarlo c’e’ una procedura burocratica… Non avrebbe senso. E’ quanto accaduto x la raccolta firme regionali. Si e’ usata associazione grillixyz x richiesta suolo pubblico e poi usate bandiere del Movimento. Per il resto sono in sintonia con te, bisogna trovare modi e strumenti x dirette e per tutelarci da “infiltrati”. Ciao

# Marco

Ciao… nessuno alla riunione di sabato aveva intenzione di nascondere nulla. Non ci sono complotti. Eravamo li in rappresentanza di tutti voi. Siamo la stessa cosa, noi e voi. Siamo stati eletti dai cittadini grazie al lavoro della base, grazie appunto ai non eletti. Dopo il discorso iniziale di Beppe, che altro non ha fatto che ribadire 3 dei punti del non statuto (che tutti dovrebbero già conoscere). Ci sono state lezioni di strategia elettorale e di marketing. Che a mio giudizio Casaleggio aveva tutto il diritto di non sbandierare in diretta nazionale solo per paranoici timori complottistici di alcuni. Tutto qua. Beppe non vuole che nessuno poi usi il suo nome e simbolo senza il suo permesso? Come dargli torto, voi che fareste? Calmi tutti non e’ successo nulla.

# Giordano

Ciao Luk, ti ringrazio molto per la mail molto precisa che hai inviato, le attività che fate voi sostanzialmente coincidono con le nostre, non a caso se non sbaglio erano scaturite da precedenti nostri incontri regionali, oltre che essere le cose di buon senso più importanti da fare ora. Noi stiamo pensando, anche alla luce delle nuove direttive di Beppe alla riunione di Milano, di pensare al sistema più efficace e “leggero” di creare organizzazione tra i gruppi delle nostre provincie, questo non perché sia urgente ma per risparmiare energie nei lavori che dobbiamo affrontare senza fare doppioni, creare un data base per rapide consultazioni, disponibilità di attivisti, loro competenze specifiche, spese sinergiche sul marketing e il sogno di avere un grande blog regionale che funzioni come un treno e come traino per tutte le iniziative. Come dice Beppe, ora prima di fare qualunque iniziativa bisogna pensare al modo di renderla pubblica, di far sapere alla gente chi siamo e cosa facciamo.

# Da Luk ad Alex

1 – C’è un evidente problema di comunicazione nel tempio della comunicazione. 2 – Ci sono anche delle discontinuità logiche. 3 – C’è un deficit generale di pensiero. Prima ancora di espressione. 4 – Ci sono delle contraddizioni che potrebbero anche essere strutturali.

Mi sembra difficile capire la situazione. Ho l’impressione che il Movimento non si riconosca ne sui concetti né sulle modalità. Se ci fossero delle spiegazioni forse si potrebbe capire. Tu hai chiesto ma nessuna risposta da mesi. Possiamo trarre alcune deduzioni dalla riunione di Milano del 22 maggio.

Beppe parla ai consiglieri perché si facciano portavoce verso il movimento. Quale altro senso avrebbe parlare del simbolo a chi lo detiene già come gruppo consigliare.

Io sono consigliere, ho di diritto la titolarità del simbolo (questo è giusto). Beppe però dice solo a loro che nessuno può utilizzare il simbolo. E’ un capolavoro. Il resto del movimento rimane senza, come se non avesse fatto niente oppure solo se omologato alle volontà del consigliere. Una piramide perfetta.

E’ quindi un’investitura, forse temporanea. Una soluzione che si può giustificare con la comodità di parlare a 40 persone dando per scontato che siano i capi locali riconosciuti del movimento. A me sembra una semplificazione devastante.

Sembra quindi che per ora il movimento si strutturi con un’assemblea dei consiglieri il cui compito è trasmettere le direttive politiche di Beppe Grillo alla base del Movimento.

Forse come dicevo è una soluzione temporanea, forse non è possibile fare meglio, chissà. Mi pare però che la costante stia diventando un notevole disagio.

Le mail tra attivisti nel 2009 al tempo delle liste civiche

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Di seguito uno scambio di battute sul voto “online” durante il 2009, ultimo anno delle “liste civiche a 5 stelle” prima del debutto, alle regionali 2010, del M5S col logo e nome attuale.

Si discuteva di voto online, sullo scetticismo che c’era allora come oggi, sul fatto che il movimento aveva un sano attivismo ma anche un buon grado di retorica e di ideologia e di miti come quello della tecnologia, della diversità antropologica.

Si dicevano anche cosa del tipo… “Spesso quando si va a fondo su un argomento, si scopre di avere un gap ideologico. Questo del voto on-line è un esempio. Ma si vede la stessa cosa sulle materie che si conoscono come, per esempio, sul rapporto tra tecnologia ed efficienza energetica”.

Quindi… scriveva Giovanni:
Premetto che non è polemica, ma solo una osservazione. Tanti buoni propositi ma poi nella pratica si sono ripercorsi gli stessi schemi. Mi riferisco alla modalità di selezione dei candidati, alla scelta dei candidati a Sindaco ed alla composizione del progamma. Per le notizie che ho letto in rete, nessuno a usato il metodo delle primarie aperte per la scelta del candidato sindaco. Le motivazioni di questa scelta sono state qusi tutte identiche: paura. Paura di infiltrati, paura di perdere il controllo, paura del confronto aperto, paura della forza delle nostre idee. Ovvero paura che un confronto troppo aperto avrebbe potuto modificare gli “equilibri”.

Risponde Vittorio: La questione è molto importante, dunque vorrei chiarire meglio alcune cose. Premetto (sperando che non venga preso come un segno di presunzione) che io ho una competenza specifica piuttosto sviluppata sull’argomento  “democrazia web” (per usare il nome che ha usato Beppe) da ben prima di  entrare nel mondo dei meetup. Ancora durante gli studi universitari, ho  cominciato a partecipare alle discussioni globali sulla gestione di  Internet e poi sulla creazione di metodi democratici per il governo della globalizzazione e delle risorse comuni mondiali. Grazie a questo – dato che all’estero, se vali, ti riconoscono – ho cominciato a venire invitato a conferenze di vario genere, inclusi i summit delle Nazioni Unite sul tema, e sono stato nominato in varie posizioni di rilievo. Tra le altre cose, nel 2004 Kofi Annan mi ha nominato nel gruppo di lavoro che ha definito le strategie delle Nazioni Unite per la governance di  Internet (l’altro nome italiano che circolava era l’allora ministro Stanca, ma lui non lo vollero).

In particolare, nel 2000 sono stato uno dei candidati delle elezioni At Large di ICANN, ossia il primo esperimento di elezioni mondiali online per scegliere un certo numero di rappresentanti degli utenti della rete all’interno degli organismi che la governano. Furono una specie di primarie: chiunque poteva registrarsi online per votare (lo fecero in oltre 150.000 da tutto il mondo) e scegliere tra circa 200 candidati autonominatisi. Fu un esperimento bellissimo, ma anche un grande fallimento, tanto che non venne più ripetuto e che poi per vari anni discutemmo su opzioni alternative basate su un certo numero di livelli intermedi (tenete conto che a livello globale ci sono grossi problemi aggiuntivi derivanti dalle differenze linguistiche e culturali e dal digital divide). Perchè?

Per riassumere, il problema fondamentale è che per avere una elezione  democratica e significativa non basta dare un voto a ogni testa e ammettere chiunque come candidato. Ci sono altre condizioni: una è che l’elettorato partecipante sia effettivamente rappresentativo di chi ha il diritto di voto, mentre con numeri di partecipanti troppo ridotti prevale semplicemente chi è in grado di “mobilitare gli amici”. In quel caso, un po’ ovunque ma specialmente in Asia per via della loro cultura naturalmente gerarchica, i governi locali dei vari Paesi scelsero un “candidato ufficiale” e poi organizzarono campagne di stampa e persino concorsi a premi per convincere la gente a registrarsi e a votare per lui, senza nemmeno sapere esattamente per cosa si stesse votando; e naturalmente fu eletto il candidato ufficiale del governo cinese.

Un’altra condizione è che esista una informazione imparziale ma ben organizzata, o comunque qualche metodo per assicurare le persone sulle idee effettive dei vari candidati in un tempo ragionevole. Nelle primarie europee c’erano qualcosa come 50.000 elettori e quasi 100 candidati: solo pochissimi elettori molto motivati si presero la briga di leggere uno per uno i programmi dei 100 candidati; la maggior parte votò per quelli che stavano nella prima schermata o per il primo che trovava che veniva dalla propria nazione… Paradossalmente, l’esistenza di raggruppamenti (“liste” o “partiti”) o un limite al numero di candidati avrebbe aiutato molto, perché avrebbe ridotto il numero di opzioni da considerare e permesso agli elettori di fare una scelta razionale.

Infine ci furono problemi con la certificazione delle identità dei votanti; online è possibile crearsi un numero qualsiasi di false identità e con esse costruirsi pacchetti di voti per alterare il risultato. In quel caso si scelse il metodo della lettera: per verificare l’effettiva esistenza della persona che si era registrata online, si inviava una lettera con la password all’indirizzo fisico fornito. E’ un buon metodo, anche se presenta dei costi, ma anche così
sono possibili brogli di ogni genere… Non parliamo poi se (come sembrava ipotizzare Beppe) si adottasse la sola registrazione online con indirizzo di e-mail…

Dopodiché, il dopo fu anche peggio; le persone elette con questo sistema non avevano alcun legame con i loro elettori e si fecero sostanzialmente i fatti propri; al massimo avrebbero avuto interesse ad assumere posizioni demagogiche davanti a una “massa” indistinta, ma non avevano alcun rapporto diretto con rappresentanti di altro tipo (come le associazioni di utenti più piccole) o persone con il tempo e la voglia di stargli dietro.

Spero che questo vi abbia spiegato il perché della mia reazione un po’ allarmata, leggendo un annuncio dal quale traspare la possibilità che Beppe e i Casaleggio, per troppo entusiasmo verso il mezzo, facciano gli stessi errori che furono fatti a livello mondiale dieci anni fa e che ormai sono noti e studiati anche scientificamente. Io sono pienamente convinto che la democrazia diretta tramite Internet sia un obiettivo meraviglioso, ma attenzione, non è tutto oro quel che luccica; se la si fa in modo incauto, il risultato può essere anche peggiore di quello ottenibile con i vecchi sistemi.

Per questo non mi scandalizza che non si facciano tante primarie nel movimento (poi l’altro giorno le ho proposte io alla rete piemontese, anche se mi han subito cassato). Si possono fare primarie efficaci nel momento in cui si dispone di una base forte, certificata e identificata con sicurezza, informata, partecipe, conscia di ciò che si sta facendo e dell’effettivo valore delle varie opzioni in gioco (in questo l’idea di Beppe è buona, ma ci vorranno anni e varie azioni specifiche per assicurarsi che tutte queste condizioni siano verificate).

Una primaria giocattolo, con 50-100 votanti registrati un po’ a caso tra chi passa dal meetup, rischia di essere dannosissima, aperta a manipolazioni di ogni genere, non rappresentativa dei cittadini o foriera di un risultato sostanzialmente casuale – per non parlare del fatto che siamo tutti volontari e che un candidato molto popolare ma sgradito a quel gruppetto di attivisti che poi si deve fare il mazzo volontariamente in campagna elettorale difficilmente avrà successo, più facilmente provocherà spaccature e delusione e scarsi risultati per mancanza di convinzione tra gli attivi. A quel punto è meglio un candidato scelto dal gruppo che lavora, preparandosi poi ad allargare le cose per il futuro.

Io sarei ben contento di condividere le mie conoscenze in materia col resto del movimento e con lo staff di Beppe, ma non c’è stato assolutamente modo; e anche questo mi preoccupa un po’. Comunque, tutti noi che siamo sul territorio e abbiamo sperimentato dall’interno la “vita vera” di una lista civica abbiamo buoni suggerimenti su come organizzare le cose, che derivano dall’esperienza. Spero veramente che ci sarà occasione a breve di parlarne con Beppe.